Materacamp, il giorno dopo

Commenti a freddo sul Materacamp 2009. Non ho scritto subito perchè volevo metabolizzare un po’ l’evento.
L’organizzazione è stata imponente e solida, capace di gestire ogni tipo di contrattempo e molto accogliente (in perfetto stile meridionale) ma nonostante questo ho trovato delle falle dal punto di vista dei contenuti.
Premetto che non avevo mai partecipato ad un barcamp e che sono arrivata all’interno della mediateca con delle aspettative altissime pensando di incontrare dal vivo tutte quelle entità che conosco solo via web, invece così non è stato.
Nella maggior parte del tempo mi sono sentita un po’ un pesce fuori dall’acqua, come al primo giorno di scuola in una classe già formata. Vabbè questa potrebbe essere una mia mancanza comunicativa e non avrei molti argomenti per ribattere, la timidezza è il nemico con cui cerco di combattere tutti i giorni.
Veniamo ai contenuti. Devo dire che ci sono stati degli interventi notevoli tra cui quello di Nicola Greco relativo a Buddypress e dei ragazzi turchi ma la cosa è poi andata sempre più scemando. Ho seguito Azzurra Collas perchè mi interessava molto il progetto di scrittura collettiva ma la relatrice era troppo occupata a parlare di sé e del romanzo per rispondere alle mie domande circa la metodologia di lavoro.
L’ultimo intervento che ho ascoltato ha riguardato la costruzione grafica del sito web del Materacamp, spunti interessanti anche se troppo ridotti all’osso. Dato il mio interesse per questi argomenti mi sarebbe piaciuto sapere quali sono state le riflessioni a monte del progetto, le strade che sono state abbandonate e in dettaglio i motivi per cui si è optato per altre.
Mi sono accorta che in sala c’era pochissima gente e sono stata attirata da voci e schiamazzi che venivano da fuori, la maggior parte della gente era lì a ridere tra per l’intervento di due ragazze dal titolo Minchia 2.0. Non per essere pudica ma non mi sembrava il caso di restare ad ascoltare qualcosa che poteva essere più adatto in una birreria tra amici che al barcamp.
Ho tentato invano di ascoltare Mafe ma non ci sono riuscita (uffa!). Ho sperato di parlare con altri blogger di web e di scrittura ma tutti sembravano troppo presi da se stessi.
Non voglio essere polemica, la mia vuole essere una critica costruttiva per cercare di migliorare questi aspetti che a mio avviso sono stati carenti. So quanto lavoro c’è stato dietro quei tre giorni ed è per questo motivo che mi sarebbe piaciuto ripagare gli organizzatori dicendo che è stata una full immersion nel web ma dal mio punto di vista non è stato sempre così.
Mettiamo come proposito per il prossimo anno di porre attenzione soprattutto ai contenuti e di creare per davvero quelle sinergie di aggregazione e condivisione che tanto le star della blogosfera evangelizzano. Ma devono essere della scuola fate come dico io non fate come faccio io.

Tutti al Materacamp!

materacamp2Con un grosso sorriso sulle labbra e tanta curiosità ho spulciato questa mattina il sito del Materacamp 2009, bellissimo.

La grafica è formidabile, accattivante, lineare e questo non è solo il mio giudizio (troppo profano) ma anche quello di alcuni che i grafici lo fanno per mestiere. L’idea dei santini poi..ho visto già le locandine utilizzate come sfondi del proprio desktop!

Ancora una volta il team di Egghia ha fatto centro.

L’organizzazione del Materacamp con Clara come portavoce (non si poteva scegliere volto più efficace) sta macinando chilometri anzi byte.:) e sta lavorando con grande professionalità.

Per il momento invito tutti a visitare il sito e, se possibile a fare un salto sabato nella bella città dei Sassi. Io sarò lì, ma tanto tornerò presto sull’argomento.

Piccoli scrivani virtuali crescono

Tra circa due mesi ci sarà a Matera un Barcamp (incontro tra abitanti della blogosfera per fare il punto sullo stato dell’arte del web). L’argomento di quest’anno è come il web e la tecnologia possono aiutare l’economia a sconfiggere la crisi, tra gli interventi ho visto che il gruppo degli scrittori colletivi di Second Life presenterà il romanzo che stanno scrivendo “La torre di Asian“.

Mi è subito venuto in mente che avevo letto di iniziative analoghe già grazie a Giovanna Cosenza: gruppo Wu ming, Nazione indiana, fan fiction (anche se questo è un genere più che un gruppo), SIC, ecc. Quest’ultimo mi aveva colpita per il lavoro di teorizzazione che c’è dietro.

Gli iniziatori sono Gregorio Magini e Vanni Santoni, sul sito del progetto potete trovare tutte le spiegazioni necessarie a capire cos’è un romanzo collettivo e come funziona, in più è possibile scaricare una serie di documenti utilissimi come ad esempio il manuale per diventare autore collettivo ed il glossario dei termini meno conosciuti della scrittura collettiva.

In un primo momento non riuscivo a comprendere a fondo queste nuove forme di scrittura, ma rileggendole e aggiungendo un tassello per volta al mio puzzle mentale il processo mi sta diventando sempre più chiaro e accattivante.

Mi sembra un fenomeno da non sottovalutare che corre parallelo alla scrittura cartacea, evidentemente nato in ambiente web 2.0 sta diventando quasi un fenomeno sociale. Come ha scritto la professoressa Cosenza ormai tutti conoscono sms e mail, hanno blog, chattano utilizzando la scrittura forse molto più di qualche decennio fa, soprattutto anche i dilettanti o chi ha solo una passione per la scrittura può vedere i propri lavori letti da altri e commentati in modo disinteressato.

Alla luce di queste considerazioni chiederei a Francesco Alberoni se si è ricreduto sull’aridità creativa dei figli del web e sull’assoluta inutilità dei social networks.