Manuali: istruzioni d’uso

Qualche giorno fa mi sono ritrovata a dover aprire un mio vecchio lavoro, un manuale per l’esattezza. Orrore! Dopo aver pensato che  -forse – non meritavo neanche la licenza elementare, ho respirato profondamente e ho cercato di capire cosa non andava assolutamente.

Ho afferrato il mio quaderno della scrittura e mi sono appuntata dei pensieri sparsi, un promemoria per fissare a me stessa delle linee guida sulla redazione di manuali, in particolare per i siti web.

Ecco quello che ho scritto:

  • è opportuno intitolare i capitoli principali con il nome delle sezioni del menu di primo livello; non leggendo nomi amici, il lettore potrebbe essere preso da ansia da abbandono già nell’indice
  • ogni capitolo deve prevedere una descrizione dell’architettura della pagina; chi legge – infatti – spesso non è un addetto ai lavori e ha bisogno di una corrispondenza tra ciò che vede (nel sito) e ciò che legge (nel manuale): serve a coccolarlo
  • già dall’indice deve essere ben chiaro che il manuale è una guida per l’utente quindi occorre distinguere la descrizione del sito dal supporto di back-end
  • se in realtà l’obiettivo del documento è descrivere l’uso del CMS (Content Management System) – ovvero il gestore dei contenuti del sito – è opportuno suddividere il paragrafo in due parti: descrizione dei contenuti, elenco delle operazioni da svolgere
  • non dimenticare mai che anche l’occhio vuole la sua parte: la scrittura deve convivere in armonia con gli spazi bianchi. Se all’interno di uno stesso paragrafo, c’è una cambio di argomento netto (ad esempio passiamo dalla descrizione della pagina a quella del CMS), una soluzione potrebbe essere inserire una spaziatura maggiore tra i capoversi
  • anche se il mio mestiere sarebbe quello di scrivere, devo ammettere una dura verità: sono gli spazi bianchi a rendere leggibile un testo! Frasi ponderate e leggere, il vero ritmo di un documento è scandito dall’alternanza misurata tra bianco e nero, ovvero tra scrittura e spaziatura. Una pagina fitta e senza spazi non avrà mai grande l’appeal, neanche se parla di gossip e pettegolezzi succulenti
  • punti elenco e liste possono risolvere un mare di problemi, scandiscono le azioni da svolgere e aiutano ad individuarle a prima occhiata
  • se ci sono delle azioni che ricorrono spesso, usare sempre gli stessi nomi, anche questo serve a rassicurare chi legge che sta facendo bene
  • quando richiamati, i titoli delle sezioni del sito vanno in corsivo, così come il nome dei tasti o delle tab
  • infine, non trascurare di inserire delle catture direttamente dal sito o delle immagini esemplificative, aggiungere una didascalia chiara e applicare lo stesso stile a tutte le immagini.

Per il momento mi fermo qui, ma tornerò sull’argomento.

L’intelligenza artificiale avanza

Ieri sono stata ad un workshop dal titolo Smart Museum, organizzato dal Museo della Scienza di Firenze. L’applicazione è stata pensata per diversi supporti anche se per il momento il prototipo è solo su palmare e smartphone.

Si tratta di un progetto europeo che vede coinvolti diversi partner in un lavoro interessante e nello stesso tempo ambizioso: progettare un’audioguida intelligente.

In soldoni, il funzionamento si basa sulle ontologie ovvero sull’interpretazione di annotazioni semantiche.

Niente paura, non è una malattia grave. Sembrano paroloni ma si possono spiegare facilmente con un esempio.

Ipotizziamo che io voglia visitare un museo, ad esempio il museo della scienza di Firenze. Fornisco al sistema i seguenti dati: sono una ragazza di 28 anni, laureata in Conservazione dei Beni culturali, con un interesse particolare per Galileo e un odio profondo per la chimica (siamo sempre nel mondo delle ipotesi ;)).

Con queste semplici indicazioni, l’audioguida sceglierà per me degli oggetti che possono interessare al mio profilo: oggetti di Galileo o studiati da lui, oggetti che hanno una qualche relazione con l’arte, oggetti che interessano generalmente i laureati.

Come fa l’audioguida a sapere che la lente di un tale cannocchiale ha una relazione con Galileo? Semplice, nella fase preliminare del progetto ogni oggetto deve essere stato “taggato”. Questo vuol dire che i curatori del museo devono individuare degli attributi per ogni oggetto e classificarli secondo delle scelte oggettive (il concetto di oggettivo sarebbe da approfondire) e condivise.

Il profilo utente si arricchisce ogni volta che il visitatore mostra interesse per un oggetto, il dispositivo memorizza le nuove scelte e immediatamente propone contenuti correlati. Ultima cosa. Il sistema prevede l’inserimento di un fattore random, ovvero un contenuto che non ha pertinenza con le scelte dell’utente ma che vuole testare la possibile apertura ad altri campi.

Certo l’interfaccia grafica non era proprio il massimo dell’usabilità così come i contenuti hanno un ruolo piuttosto defilato, ma immagino che quello avrà maggiore rilevanza durante la fase di commercializzazione del progetto.

Dalla sensazione che ho avuto io, il principio credo sia lo stesso che anima Bing: il nuovo motore di ricerca della Microsoft, basato sulla ricerca semantica.

Per capire la differenza tra Google e Bing (almeno sulla carta) anche questa volta possiamo fare un esempio. Pensiamo di fare una ricerca su: bottiglia blu.

Google sceglierà inizialmente tutte le pagine che contengono entrambi i termini, poi quelli che contengono solo l’uno o solo l’altro.

Bing – invece – cercherà prima tutte le pagine che contengono entrambi i termini, poi quelli direttamente affini (che trattano del bere, ad esempio) cercando di interpretare anche le relazioni tra i termini.

È il web 3.0 ed è già arrivato.

Buoni esempi e teste coronate

Qualche giorno fa, per gioco, ho partecipato ad un contest che ho trovato su Parole Appiccicate, il blog di Davide Nonino, giovane web writer pieno di idee.
Dovevo scrivere un breve commento sul tema “le donne vere”. Ho scritto tre righe pensando a mia madre.
Ad ogni modo è stata una bellissima iniziativa come molte altre di Nonino a partire dal libro Chi ha trovato Cenerontola? Un libro sulla scrittura nato in seguito a diversi laboratori didattici con i bambini che sto aspettando con impazienza da IBS.
L’ho preso come modello: Davide si è inventato un lavoro partendo dalla sua passione per la scrittura e riesce a fare marketing di se stesso in modo simpatico e mai invadente.
Ho sempre bisogno di prendere persone come esempio, mi ricordano continuamente che devo impegnarmi di più.

PS. La sorte ha voluto che vincessi io (il mio commento è il secondo con il nome Tizz), quindi oggi mi godo la corona di alloro che il programma statistico random.org mi ha concesso. 😉

Villari l’aveva detto…

In questi giorni sono immersa fino al collo nel Risorgimento italiano: guerre di Indipendenza, Spedizione dei Mille, insomma Garibaldi in tutte le salse.
È un tuffo nel passato: devo ricordare guerre e strategie, sintetizzarle in maniera comprensibile e renderle in italiano…una parola!
Mentre cercavo materiale ho trovato una citazione di un testo che Pasquale Villari (classe 1826) ha scritto per “Il Politecnico” di Carlo Cattaneo nel 1866 a proposito della questione sociale dell’Italia dopo l’unificazione.
Riporto fedelmente: “V’è nel seno della nazione stessa un nemico più potente dell’Austria, ed è la nostra colossale ignoranza, sono le moltitudini analfabete, i burocrati macchina, i professori ignoranti, i politici bambini, i diplomatici impossibili, i generali incapaci, l’operaio inesperto, l’agricoltore patriarcale e la retorica che ci rode le ossa. Non è il quadrilatero di Mantova e Verona che ha potuto arrestare il nostro cammino; ma è il quadrilatero di 17 milioni di analfabeti e di 5 milioni di Arcadi.”
Con le dovute proporzioni (sono passati più di 2 secoli) vi sembra che la situazione italiana sia cambiata?