Qualche giorno fa ho riletto e ripulito il primo capitolo di una tesi di giurisprudenza, ovviamente non ho lavorato sui contenuti ma solo sulla forma per rendere più chiara e comprensibile una disciplina solitamente ostica.
Ci è voluto un po’, vuoi per la materia che vanta uno storico linguaggio da tecnicismi vuoi perché la maggior parte della gente che frequenta l’università non ha molta pratica con la scrittura.
Allora mi sono chiesta se non fosse il caso di fare un passo indietro, rallentare l’andatura e ricominciare dalle basi.
Gli errori più frequenti che ho trovato sono stati di sintassi, quindi farei una scaletta di ciò che secondo me chi comincia a scrivere deve tenere ben presente:
- evitare frasi troppo lunghe (ho trovato periodi di quasi mezza pagina) piene di incisi, di parentesi, di concetti messi uno dentro l’altro che come potete vedere crea un fastidioso senso di affanno, ridondanza e fa perdere il filo del discorso lasciando all’uso del gerundio, tempo verbale che tanto chiaro non è, di chiarire di cosa stiamo parlando; anche se a questo punto la domanda sorge spontanea: di che stiamo parlando?
- Io, persona estranea agli argomenti, eviterei di staccare il soggetto dal suo verbo perché come potete notare crea un effetto suspance del tutto fuori luogo;
- per finire, secondo voi i cd. acr. e le varie sigle mute NLS, NUMNG, NNSCD aggiungono INFO o mi fanno pensare che forse non sai neanche tu di cosa stai parlando?