Anche l’occhio vuole la sua parte

Al volo segnalo il nuovo sito patrocinato dal Ministero dei Beni culturali: CulturaItalia, una sorta di motore di ricerca del patrimonio artistico italiano con tanto di sezione multimediale e intranet.

Devo studiarlo meglio, ma a prima vista c’è qualcosa che non mi convince… forse il bicromismo bianco-blu che fa tanto Italia ma che mi affatica un po’ la vista e non crea un ambiente piacevole in cui navigare a lungo.

Di contro voglio fare l’avvocato del diavolo e chiedervi di fare un giretto sul blog di un giovane grafico che ho scoperto per caso: Scattodesign.

A parte il fatto che il blog è ricco di contenuti e di spunti soprattutto per chi si occupa di grafica a me piace tantissimo il layout che utilizza.

Spazi scanditi e ariosi, stacchi non troppo netti, colori pastello..nonostante io non sia una grafica ci navigherei per ore.

Mani sul timone e occhi alle stelle

Luoghi comuni:

  • Le ragazze sono più preparate dei compagni maschietti (fonte: mia maestra elementare)
  • si applicano di più, si laureano più in fretta e con voti alti, spesso in materie letterarie (fonte: appelli nelle varie facoltà)
  • Le aule di ingegneria sono poco frequentate da donzelle (fonte: mio cognato prossimo ingegnere meccanico).

Perchè? È mai possibile che a tutte le ragazze non piacciano le discipline scientifiche? Mi sembra un po’ strano.

Forse ne sono convinte, forse crescono con l’idea che devono stare a casa o limitarsi ad ascoltare quello che dicono gli uomini.

Ho tanti esempi di donne fantastiche che hanno studiato e si sono gettate nella mischia cogliendo al volo l’opportunità che il web 2.0 ha messo a disposizione di tutti.

Guardate cosa sono riuscite a creare a Matera le signore del WFF per non parlare delle numerose blogger che leggo ogni giorno (lelenco sarebbe troppo lungo).

Perché il giudizio universale non passa per le case, le case dove noi ci nascondiamo.

Bisogna ritornare nella strada.

In casa non si sentono le trombe, in casa ti allontani dalla vita, dalla lotta, dal dolore, dalle bombe.”

Cosi diceva Giorgio Gaber qualche anno fa.

Allora donne usciamo dal nostro guscio, proviamo a guardare in alto verso il cielo, ci accorgeremo che lo sguardo non si ferma alla nostra finestra ma prosegue lontano, e si perde all’infinito..

Women in action

Le donne stanno facendo passi da giganti in ogni campo soprattutto per quanto riguarda internet e nuove tecnologie. A questo proposito ho avuto il piacere di leggere il blog delle GGD ovvero Girl Geek Dinners.

Si tratta di un gruppo di ragazze accomunate dalla passione per il web e le nuove tecnologie che hanno deciso di incontrarsi e mettere a fattor comune il loro sapere.

Dov’è il tocco femminile? Gli incontri si svolgono attorno ad una tavola, protagonista della cena è di volta in volta una professionista del web.

Nata in Inghilterra questa iniziativa si è subito diffusa anche in Italia dove sono attivi gruppi locali in grado di penetrare in maniera più capillare il territorio.

A Roma ad esempio il 3 Aprile ci sarà una cena dal titolo “Blog, strumento di marketing personale e aziendale” a cui prenderà parte una delle guide della mia vita professionale: Luisa Carrada. Consiglio a chi è in zona di andarci, sono sicura che non ve ne pentirete.

Tagga l’arte

Devo dire che qualcosa si sta muovendo. Sono stata piacevolmente colpita questa mattina dalla notizia che all’interno del Museo dei fori Imperiali che fa parte del circuito dei Musei in Rete di Roma è stato introdotto in forma sperimentale un nuovo percorso didattico chiamato Tag My Museum. Si tratta di un progetto rivolto ai ragazzi tra i 9 e i 13 anni già presentato ad Oslo lo scorso anno e che ha riscosso un notevole interesse.

All’entrata del museo i ragazzi devono scaricare un plug-in per il loro cellulare (caratteristiche minime: fotocamera e bluetooth) o in alternativa prenderne uno in dotazione all’ingresso. Avvicinando il telefonino a dei codici a barre bidimensionali (Tag) i ragazzi riceveranno un sms contenente l’aiuto per arrivare al codice successivo seguendo un percorso didattico ad hoc come in una vera e propria caccia al tesoro. Un modo divertente per coinvolgerli durante una altrimenti barbosa visita tra rovine archeologiche.

Gli indizi – infine – sveleranno una parola chiave con cui potranno vincere un simpatico gadget.

Questa collaborazione tra i Musei di Roma e l’IBM mi sembra stia dando risultati molto proficui. Puntare sui ragazzi, coinvolgerli utilizzando le tecnologie a loro più familiari, renderli protagonisti, parlare la loro lingua – insomma – credo sia una strategia vincente oggi che guarda al futuro in maniera lungimirante.

Puzzle

Io non vengo da una strada ben segnata e concreta, ho frequentato il liceo classico una strada difficile, polverosa in tutti i sensi: per gli argomenti che tratta, per la fatica che devi fare fino al diploma, per l’onta di snobbismo che devi tenerti per sempre.

Libri, letture critiche, dibattiti falsamente impegnati è quello che poi ho trovato all’università. Solo teoria nessuna pratica. Idem con patatine per il master.

Ecco che ora devo ricominciare da capo se voglio stabilire un contatto con la realtà, cosa c’è di meglio di internet? Nulla. Che fatica però..

Spesso ho l’impressione di aver appena cominciato un puzzle enorme, di trovare pezzetti sparsi qua e là ma di riuscire a fatica a metterli insieme.

Nonostante la grande famiglia della blogosfera spesso ho l’impressione di essere sola, un po’ per la mia difficoltà a stare dietro al mondo che corre impazzito un po’ perchè questa storia di crescere condividendo a me è chiarissima ma non deve essere lo stesso per gli altri. Almeno per chi sta intorno a me.

Il circolo Pickwicki

Mi è sempre piaciuto molto leggere e discutere di libri, in alcuni momenti – confesso – ho temuto che il dilagare di internet avrebbe senza ombra di dubbio assottigliato il popolo delle biblioteche e dei feticisti della carta, quelli che come me adorano respirare la colla fresca di stampa o contemplano le costole allineate dei libri nello scaffale di casa.

Invece mi sono ricreduta non una ma cento volte. Internet è il valore aggiunto per la lettura.

Me ne sono convinta proprio oggi scoprendo grazie a Wired un portale interamente incentrato sui libri, con una visione lettore-centrico come obiettivo.

Il nome rievoca un noto romanzo di Dickens in lingua web 2.0: Pickwicki e si tratta di una community in cui puoi ricercare e aggiungere testi e recensioni, creare il tuo scaffale personale, discutere con altri di svariati argomenti legati ad un libro o ad un argomento letterario.

Per il momento nulla di nuovo rispetto ad altri social network tipo Anobi, invece c’è qualcosa in più. Il mondo della lettura qui è affrontato a 360° coinvolge il lettore e lo rende protagonista perchè può pubblicare i propri racconti e farli leggere a chiunque, conoscere gli eventi letterari sparsi per lo stivale ed aggiungerne di nuovi eventualmente. Infine può acquistare i libri nelle librerie che fanno parte della rete o entrare a farne parte sostenendo soprattutto le piccole realtà locali.

E per una volta è un’idea tutta italiana.

Destra o sinistra?

Tranquilli non è un quesito da tribuna politica ma è un dubbio che assale grafici e architetti dell’informazione quando devono pensare alla struttura di una pagina web: dove è meglio posizionare il testo a destra o a sinistra?

Tempo fa ricordo di aver letto uno studio di Nielsen – guru del del web writing – che mappava la pagina evidenziando le zone in cui l’occhio si sofferma per primo.

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Visivamente l’area in cui posizionare i testi di maggiore interesse è in alto a sinistra, è lì che va titolo e sottotitolo.

Le frasi devono essere staccate e una sotto l’altra perchè il modello di lettura è a blocchi, mentre i link sempre a fine frase  a completare il pensiero quasi a formare una bandiera. I capoversi sarebbero il drappo che sventola al vento ma pur sempre tenuto fermo dall’asta.

Per quanto io possa essere d’accordo con il simpatico Jakob sono convinta che si tratta di regola di massima da non prendere come dogmi assoluti perchè sempre di scrittura stiamo parlando che quando è ben utilizzata è sinonimo di creatività.

E  l’estro si sa non può avere troppi limiti neanche se si tratta di volare più in alto di tutti come vessillo di libertà.

WEB 3.0

Web 3.0? Penserete subito: “solo ora comincio a capire cos’è il web 2.0 e passiamo già alla versione successiva?”. A dire il vero questo è quello che ho pensato io quando ho letto questa definizione qualche mese fa.

Il web 3.0 è in effetti ancora una sorta di utopia, una embrionale forma di organizzazione delle informazioni on line che un giorno permetterà di fare della ricerca il punto forte della navigazione a tutti i livelli (dai portali al sito del panettiere sotto casa).

Non voglio essere troppo tecnica, anche perchè la definizione di wikipedia è abbastanza chiara, ma vorrei rendere comprensibile ai non specialisti cosa potremo fare tra qualche tempo su internet.

Prendiamo come esempio una ricerca che ha come argomento una penna. Stabiliamo quali sono i suoi attributi: colore, forma, uso, ecc. e inseriamoli come tag.

Oggi. La ricerca con un qualsiasi motore rimanda a pagine e pagine di siti che contengono tutte o in parte le parole che abbiamo editato. La macchina non interpreta la tua richiesta, cerca meccanicamente quello che ha in magazzino e te lo mostra.

Lo scenario futuro. Sarà possibile interrogare in motore di ricerca. Potrò scrivere ad esempio: quali sono i colori possibili per una penna? il web interpreterà il quesito e mi risponderà in modo pertinente. Fantascienza? Credo proprio di no.

Ad oggi esistono già motori di ricerca in grado di interpretare parzialmente le informazioni e di suddividere i risultati per aree (blog, forum, siti ecc. relativi ad un argomento) ma è solo l’inizio. Il cambiamento dovrà essere graduale perchè si tratta di modificare soprattutto la metodologia di inserimento dei contenuti e di lavoro. Staremo a vedere.