Piccoli scrivani virtuali crescono

Tra circa due mesi ci sarà a Matera un Barcamp (incontro tra abitanti della blogosfera per fare il punto sullo stato dell’arte del web). L’argomento di quest’anno è come il web e la tecnologia possono aiutare l’economia a sconfiggere la crisi, tra gli interventi ho visto che il gruppo degli scrittori colletivi di Second Life presenterà il romanzo che stanno scrivendo “La torre di Asian“.

Mi è subito venuto in mente che avevo letto di iniziative analoghe già grazie a Giovanna Cosenza: gruppo Wu ming, Nazione indiana, fan fiction (anche se questo è un genere più che un gruppo), SIC, ecc. Quest’ultimo mi aveva colpita per il lavoro di teorizzazione che c’è dietro.

Gli iniziatori sono Gregorio Magini e Vanni Santoni, sul sito del progetto potete trovare tutte le spiegazioni necessarie a capire cos’è un romanzo collettivo e come funziona, in più è possibile scaricare una serie di documenti utilissimi come ad esempio il manuale per diventare autore collettivo ed il glossario dei termini meno conosciuti della scrittura collettiva.

In un primo momento non riuscivo a comprendere a fondo queste nuove forme di scrittura, ma rileggendole e aggiungendo un tassello per volta al mio puzzle mentale il processo mi sta diventando sempre più chiaro e accattivante.

Mi sembra un fenomeno da non sottovalutare che corre parallelo alla scrittura cartacea, evidentemente nato in ambiente web 2.0 sta diventando quasi un fenomeno sociale. Come ha scritto la professoressa Cosenza ormai tutti conoscono sms e mail, hanno blog, chattano utilizzando la scrittura forse molto più di qualche decennio fa, soprattutto anche i dilettanti o chi ha solo una passione per la scrittura può vedere i propri lavori letti da altri e commentati in modo disinteressato.

Alla luce di queste considerazioni chiederei a Francesco Alberoni se si è ricreduto sull’aridità creativa dei figli del web e sull’assoluta inutilità dei social networks.